Donne nella Repubblica Democratica del Congo

Donne come tutte, con la voglia d’esser belle e un sogno d’amore in cuore.
Donne per la vita, che portano sulla schiena, fiere, i loro figli.
Donne che non mangiano per dar loro da mangiare.
Donne che si vestono a brandelli pur di mandarli a scuola.
Donne che occupate della vita credevano che la guerra fosse un affare d’uomini.
Donne trafitte dal kalashnikov mentre ancora si domandavano perché.
Donne violentate come un giardino calpestato.
Donne impietrite d’essere violentate davanti al marito, ai figli, ai suoceri.
Donne il cui sguardo non si leva più da terra.
Donne il cui grembo è diventato campo di guerra, devastato come le capanne in fiamme.
Donne riempite di sassi, trafitte da bastoni e baionette.
Donne in foresta, serve di giorno e di notte degli assassini dei loro mariti e figli
Donne a cui non è concesso di fuggire se non a prezzo della vita delle altre che restano.
Donne che neppure possono scegliere di morire piuttosto,
Donne che ci sono riuscite, come Passy, diciottenne, pugnalata e trafitta dal kalashnikov
e come la donna senza nome crocifissa in foresta.
Donne aggredite a ripetizione.
Donne presso cui non si cerca neppure più il piacere, ma l’umiliazione e la distruzione di un popolo.
Donne infettate proditoriamente con AIDS, perché portino morte anziché vita.
Donne che vanno ai campi non sapendo come e se torneranno a casa, perché se no i figli non mangerebbero.
Donne scacciate dal loro ambiente, “perché – se è successo – vuol dire che ci sei stata”.
Donne scacciate dall’uomo amato e private dei figli perché diventate d’altri senza volerlo.
Donne cui resta la strada e la fede.
Donne che s’associano per consigliarsi e proteggersi.
Donne che rialzano il capo in nome dell’ultimo figlio sopravvissuto.
Donne esercito immenso della vita calpestata.
Donne nei cimiteri, nei fossati, nei fiumi, preda delle bestie della foresta.
Donne sopravvissute che avanzano tenaci sul fronte della vita.

Parma, 25/10/2013

Teresina Caffi, mmx