Stanotte, quando sono arrivata a casa dopo aver accompagnato Matteo all’aeroporto, mi sono fermata a contemplare la luna dal prato davanti a casa. Una bella luna piena dai contorni sfumati dalla foschia leggera, di un bel giallo, in una notte silenziosa, fredda ma non rigida, di fine inverno.
Ho pensato alle ore appena trascorse, all’Africa.
In aeroporto, al check in, momento delicato di un viaggio, temevamo che ci bloccassero per peso e dimensioni del bagaglio a mano di Matteo; invece no. Hanno bloccato Matteo per un buon quarto d’ora sul visto per il Rwanda, un visto di transito per soli 3 giorni. “Non può partire per un periodo così breve” — “guardi che sono in transito, vado in Congo in auto…” — “dove va???”
L’addetto al check in telefona qua e là. Finalmente l’ok alla partenza e le parole usate per scusarsi: “Sa, non è usuale un viaggio del genere”
Già, non è usuale, ben detto.
Così come ha detto bene il mio meccanico, al mattino, quando gli facevo controllare l’auto prima del viaggio: “vai ad accompagnare un amico a Malpensa? Ma parte per lavoro o per vacanza?” – bella domanda – “tutte e due, va a lavorare come volontario” – “l’importante è che una persona sia felice…”
L’importante è che una persona sia felice.
Allora, sotto una luna provolone sfilacciato, buon viaggio in questo cielo limpido e chiaro nonostante la notte.