Il contestato sponsor delle ultime due semifinaliste della Champions League

Da Il Post

Paris Saint-Germain e Arsenal, che giocano stasera, hanno entrambe sulla maglia la scritta “Visit Rwanda”, e c’è più di un problema

Un momento della partita di andata tra Paris Saint-Germain e Arsenal, 29 aprile 2025 (Marc Atkins/Getty Images)
Un momento della partita di andata tra Paris Saint-Germain e Arsenal, 29 aprile 2025 (Marc Atkins/Getty Images)

Questa sera, mercoledì 7 maggio, si gioca la semifinale di ritorno di Champions League tra Paris Saint-Germain e Arsenal, due squadre che hanno sulle maglie lo stesso sponsor, uno dei più contestati del calcio internazionale: Visit Rwanda. È lo slogan della campagna del ministero del Turismo del Ruanda (scritto all’italiana), un paese che da molti anni è governato in maniera autoritaria dal presidente Paul Kagame e che da tempo è accusato di fare ampio uso della pratica nota come sportswashing: cioè di utilizzare lo sport per migliorare la propria reputazione internazionale, condizionata dalle accuse di violazioni sistematiche di diritti umani e repressione del dissenso.

Negli ultimi anni il Ruanda ha investito molto nello sport: non solamente nel calcio ma anche nel ciclismo, nella pallacanestro e nell’automobilismo.

Ha ospitato per esempio le prime quattro finali della Basketball Africa League, un torneo di pallacanestro appoggiato dalla NBA (il campionato nordamericano e il più importante al mondo) e l’edizione del 2021 del campionato africano maschile di pallacanestro. Sarà inoltre la sede del Mondiale di ciclismo del prossimo settembre, il primo a tenersi in un paese africano. Ambisce inoltre a ospitare un nuovo Gran Premio di Formula 1 nel 2026.

Lo sponsor Visit Rwanda sulla maglia dell’Arsenal nel 2018 (Matthew Ashton – AMA/Getty Images)
Lo sponsor Visit Rwanda sulla maglia dell’Arsenal nel 2018 (Matthew Ashton – AMA/Getty Images)

Il Ruanda è un paese con cui l’Occidente ha fatto diversi accordi, anche perché il suo presidente Kagame ha garantito nel tempo stabilità politica (a costo però come detto di non avere di fatto un’opposizione) e ha adottato diverse riforme liberiste che hanno fatto crescere l’economia.

Kagame è un ex militare. Ottenne grande notorietà nel 1994, quando contribuì a fermare il genocidio in corso nel paese compiuto da un pezzo della popolazione di etnia hutu ai danni di quella di etnia tutsi. Una volta arrivato al potere, avviò riforme per modernizzare il Ruanda e migliorare l’economia. Allo stesso tempo adottò un regime assai autoritario e fu accusato di essere il mandante di alcuni omicidi politici, oltre che di promuovere politiche espansionistiche nei paesi vicini, come la Repubblica Centrafricana e la Repubblica Democratica del Congo.

Oggi il Ruanda fa discutere soprattutto per il suo controverso ruolo nella guerra del Kivu, una regione della Repubblica Democratica del Congo in cui dal 2012 il governo locale sta combattendo contro una milizia ribelle chiamata Movimento 23 marzo, o semplicemente M23. Secondo l’ONU, l’M23 è appoggiato proprio dal Ruanda, che ha sempre negato il suo coinvolgimento nonostante prove piuttosto solide.

Leggi anche: Da dove arriva l’M23

Le violenze commesse dall’M23 durante la guerra, e in particolare nella città congolese di Goma che il gruppo ha conquistato a gennaio, hanno avuto conseguenze anche sul calcio e hanno provocato proteste di parte dei tifosi di alcune squadre importanti.

A inizio febbraio la ministra degli Esteri della Repubblica Democratica del Congo, Therese Kayikwamba Wagner, aveva infatti chiesto pubblicamente ad Arsenal, Paris Saint-Germain e Bayern Monaco di interrompere le rispettive partnership con Visit Rwanda. Di questi tre club, però, solo quello tedesco si era detto disposto a mettere in discussione l’accordo.

In quegli stessi giorni anche gli ultras del Bayern Monaco avevano contestato lo sponsor, esponendo uno striscione durante la partita contro l’Eintracht Francoforte. Youssouf Mulumbu, 38enne centrocampista congolese cresciuto al Paris Saint-Germain, aveva a sua volta invitato il club francese a prendere le distanze dal Ruanda.

In Inghilterra la protesta è iniziata solo a fine aprile, quando a Londra è apparso un cartellone per denunciare lo sponsor dell’Arsenal usando questa frase: «Pensiamo che qualsiasi cosa – letteralmente qualsiasi cosa – sia meglio di Visit Rwanda. Perfino il Tottenham». Tra Arsenal e Tottenham c’è una storica rivalità. L’iniziativa è stata realizzata da un gruppo di recente formazione chiamato Gunners For Peace (Gunners è il soprannome dell’Arsenal e dei suoi tifosi). In occasione della successiva partita contro il Crystal Palace, giocata il 23 aprile, l’organizzazione ha distribuito fuori dallo stadio delle fasce con scritto “Visit Tottenham”, da utilizzare per coprire il logo di Visit Rwanda sulla manica della maglietta dell’Arsenal.

Il cartellone pubblicitario dei Gunners For Peace con scritto “Visit Tottenham”, 23 aprile 2025 (Justin Setterfield/Getty Images)
Il cartellone pubblicitario dei Gunners For Peace con scritto “Visit Tottenham”, 23 aprile 2025 (Justin Setterfield/Getty Images)

«Pensiamo che sia sportswashing, un modo per il Ruanda per distrarre l’attenzione da ciò che sta facendo in Congo», dice James Turner, portavoce di Gunners For Peace.

Le iniziative di protesta sono state pubblicizzate tramite i profili social del gruppo su X e Instagram, e hanno immediatamente ottenuto successo, sia tra gli utenti che sui media inglesi. «Volevamo qualcosa che facesse discutere i tifosi e permettesse alla campagna di circolare sui social media, e ha funzionato», commenta Turner. Secondo una ricerca condotta dall’associazione, sei tifosi su dieci del club sarebbero favorevoli a interrompere la partnership.

Nel Regno Unito la sensibilità dei tifosi di calcio su tematiche sociali e politiche è generalmente abbastanza alta. Per esempio, molti club professionistici hanno gruppi di tifo organizzato dichiaratamente LGBTQ+ o antirazzisti. L’Arsenal, che proviene da un quartiere popolare di Londra ed è una squadra tradizionalmente legata alle classi lavoratrici, ha una delle tifoserie più sensibili su questi temi. Al suo interno c’è anche un’associazione chiamata Arsenal Supporters Against Sexual Violence, che da qualche anno sta protestando con la dirigenza contro la presenza in rosa di un giocatore (al momento ancora anonimo) indagato per violenza sessuale.

Fino a oggi né l’Arsenal né il Paris Saint-Germain hanno risposto alle richieste dei tifosi e del governo congolese di prendere le distanze dal Ruanda.

L’accordo con l’Arsenal fu stipulato nel 2018 e secondo la BBC ha un valore di oltre 13 milioni di euro a stagione: non è solo il primo contratto firmato dal paese africano con un club di calcio europeo, ma anche quello economicamente più rilevante. La partnership con il Paris Saint-Germain, iniziata nel 2019, dovrebbe valere tra gli 8 e i 10 milioni di euro all’anno, mentre quella con il Bayern Monaco, siglata nel 2023, è di 5 milioni di euro annuali. Lo scorso 30 aprile, infine, è stato annunciato un nuovo legame con l’Atlético Madrid, che durerà fino al 2028 e il cui valore economico non è al momento stato rivelato.

La predilezione del Ruanda per l’Arsenal sembrerebbe dovuta a ragioni personali del presidente Kagame, che è dichiaratamente tifoso del club londinese e in passato ha spesso commentato su X i risultati della squadra. Secondo per importanza c’è l’accordo con il Paris Saint-Germain, per motivazioni espressamente politiche.

La società francese è di proprietà del governo del Qatar, un importante alleato del Ruanda, soprattutto sul fronte del turismo. Nel 2019, quando venne sottoscritto l’accordo con il Paris Saint-Germain, la compagnia di volo Qatar Airways, sponsor del club francese, acquisì il 60% delle quote dell’ambizioso progetto del nuovo aeroporto internazionale di Kigali, la capitale del Ruanda. Lo scorso gennaio è stata resa nota un’ulteriore partnership tra Qatar Airways e RwandAir, la compagnia di bandiera ruandese, finalizzata al potenziamento del turismo locale. In cambio, il Qatar punta a mettere le mani sulle risorse minerali ruandesi, ovvero stagno, tungsteno e oro, ma anche sul coltan, i cui giacimenti principali si trovano proprio nel Kivu.