Cara Unione Europea

Financial Times dell'11 maggio 2016Cara Unione Europea,

questo è un momento decisivo per mettere fine ai minerali dei conflitti.

Ad oggi i cittadini europei non possono essere sicuri che gli smartphone, le auto o gli altri prodotti hi-tech acquistati non siano stati fabbricati usando minerali associabili a violazioni dei diritti umani. Per affrontare questa questione, nel 2014 è stata proposta una legge europea sui minerali dei conflitti, ed attualmente siamo alle negoziazioni finali. In questo cruciale momento, gli stati europei devono dimostrare ai loro cittadini di sostenere una regolamentazione obbligatoria su tutta la filiera produttiva dei minerali dei conflitti. Il requisito vincolante è fondamentale per una legge che possa fare la differenza per le persone che vivono nelle aree di conflitto e per dare garanzie ai cittadini europei! Continua a leggere

Il dr. Denis Mukwege sfugge alla morte

Francais

Da lesoir.be

“Vivere è relativo… Vale la pena vivere fino ad 80 anni vedendo ciò che vedo ogni giorno?”. Lunedì scorso a Bruxelles il dr. Denis Mukwege, direttore sanitario dell’ospedale di Panzi a Bukavu, concludeva con questa frase disillusa una serata-dibattito dove, una volta di più, aveva testimoniato della sorte delle donne del Kivu vittime di violenza sessuale e s’era interrogato sull’impotenza della comunità internazionale. Continua a leggere

Congo, una guerra è per sempre
Le ragioni di una crisi senza fine

Da Repubblica.it

All’est del grande paese centrafricano la guerra non è mai finita. Da quasi vent’anni. Cambiano i nomi dei gruppi ribelli e i loro capi ma i motivi del conflitto sembrano chiari: interessi per diamanti e minerali, tensioni etniche e la responsabilità ruandese.

GOMA – Sono stanchi gli abitanti dei due Kivu, all’est della Repubblica Democratica del Congo. Stanchi ed esausti di una crisi umanitaria senza fine, di vivere da eterni profughi a causa delle incursioni devastanti di gruppi ribelli armati, dell’assenza dello Stato. Stanchi dei grandi interessi attorno ai diamanti e alle risorse minerarie di cui è ricca la regione, del ruolo chiave del vicino Ruanda accusato di fomentare i disordini. Stanchi, infine, dell’immobilità della comunità internazionale davanti alla responsabilità di mettere fine una volta per tutte a questo disastro dell’umanità che, dal 1995, ha causato la morte di oltre 5 milioni di persone, senza fare scalpore tra i titoli di giornale. Continua a leggere