Le nostre mamme sono audaci. Sono loro che portano avanti la vita del paese, insieme all’economia domestica. In Congo non ci sono stipendi. Il paese continua a sprofondare nella guerra. In questa situazione caotica sono le mamme che mandano avanti il paese con i loro lavori durissimi. Se qualcuno nega il coraggio delle mamme congolesi o è cieco o è in malafede.
Con i loro lavori giornalieri queste mamme coraggiose sostengono le loro famiglie in termini di cibo, indumenti, istruzione e sanità.
Qui in Italia come in altri paesi europei le donne non conoscono tanta sofferenza sul luogo di lavoro come da noi in Congo. È vero che c’è la crisi in Italia, ma è anche vero che la gente non sa ancora cosa significa dare la sua vita lavorando per un pezzo di pane: un unico pezzo di pane da dividere per tutta la famiglia.
Se andaste in Congo rimarreste stupiti vedendo come lavorano le mamme per sopravvivere. Le nostre mamme, che siano quelle della città o quelle dei villaggi, sono tutte in gamba.
Le mamme sono loro che danno la vita, la proteggono e la fanno crescere. E oggi sorreggono l’economia di questo paese dove la guerra non finisce mai.
Molte donne in Congo lavorano come trasportatori perciò sonno chiamate “femme hilux”, donne hilux, facendo riferimento al famoso camioncino giapponese chiamato Hilux.
Queste donne “hilux” trasportano carichi pesanti sulle loro teste, sulle spalle o sulla schiena.
Trasportano legno, frutta, verdura, sacchi di riso, taniche d’acqua o anche grossi pezzi di metallo.
Spesso questo doloroso compito occupa la maggiore parte del loro tempo e gli garantisce un guadagno di 1 dollaro al giorno.
Una caratteristica di schiavitù moderna, dove le donne sfruttano i loro corpi portando sulla schiena, come gli sherpa dell’Himalaya, dei carichi che a volte superano il loro peso, per guadagnare una cifra irrisoria e naturalmente senza alcuna sicurezza sociale: preferiscono fare questo umile e sfiancante lavoro, con un coraggio incredibile, che morire di fame.
Altro che dare il Premio Nobel a una donna presidente! Di queste donne, della loro cruda realtà quotidiana, non parla nessuno ma, a mio avviso, meritano mille volte il Premio Nobel.
Pierre Kabeza