Il dr. Denis Mukwege sfugge alla morte

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Da lesoir.be

“Vivere è relativo… Vale la pena vivere fino ad 80 anni vedendo ciò che vedo ogni giorno?”. Lunedì scorso a Bruxelles il dr. Denis Mukwege, direttore sanitario dell’ospedale di Panzi a Bukavu, concludeva con questa frase disillusa una serata-dibattito dove, una volta di più, aveva testimoniato della sorte delle donne del Kivu vittime di violenza sessuale e s’era interrogato sull’impotenza della comunità internazionale.
Due giorni più tardi, ossia giovedì sera, appena rientrato a Bukavu, quattro uomini in abiti civili pesantemente armati lo attendevano all’interno della sua casa nel quartiere di Muhumba, comune d’Ibanda. Poco prima delle 18 avevano forzato la porta e minacciato le due figlie del medico ed un loro amico, obbligandoli a sdraiarsi al suolo in attesa del ritorno del padre. Trenta minuti più tardi, mentre la vettura si avvicinava, i due uomini si sono messi in posizione di tiro e si sono diretti verso la porta della casa. È stato allora che la sentinella si è precipitata verso il veicolo urlando al dottore che era minacciato. La sfortunata guardia è stata uccisa sul posto. Lasciando la casa, gli assassini si sono avvicinati al dr. Mukwege e l’hanno strappato dalla sua vettura, prendendo le chiavi del veicolo. Il medico si è gettato a terra cercando di sfuggire al fuoco. È di giustezza che ha avuto salva la vita. Infatti le grida della sentinella e il rumore dello sparo avevano allertato il quartiere ed i vicini si sono precipitati sul posto. I due assalitori si sono dati allora alla fuga con la 4×4 della loro vittima, che hanno abbandonato poco dopo per un altro veicolo dopo averle dato fuoco.
Sotto choc, il dottor Mukwege ha chiamato allora i suoi amici e colleghi di Bruxelles, che aveva lasciato il giorno prima, in particolare Louis Michel. Quest’ultimo ha spinto la MONUSCO ad inviare verso Ibanda delle squadre di protezione, mentre il governatore del Sud Kivu, Marcellin Cishambo, s’attivava dalla sua parte. Nelle ore successive i caschi blu, che non avevano mai accordato nessuna protezione speciale ad un uomo particolarmente minacciato, si sono affaccendati a scattare foto della scena del crimine ed a preparare dei rapporti.
Quella sera la sentinella del dr. Mukwege non è stata la sola vittima: delle fonti locali ci hanno riferito di un altro assassinio nel quartiere popolare di Kadutu, mentre più a sud la città di Uvira, vicino al Burundi, era stata dichiarata “città fantasma” a causa dell’insicurezza.
Se non si conosce l’identità degli assassini in abiti civili, equipaggiati con armi da guerra, la popolazione del Sud Kivu teme d’essere vittima a sua volta d’una strategia della tensione, come Goma, la capitale del Nord Kivu, funestata da un’ondata di omicidi fino a che le autorità si sono decise a chiudere la frontiera col Ruanda.
Le circostanze dell’aggressione contro il dr. Mukwege, fallita per poco, ricordano la maniera con la quale altre personalità furono assassinate a Bukavu, tra le quali il vescovo mons. Munzihirwa che aveva denunciato, durante la prima guerra del Congo, gli intrighi di interessi stranieri desiderosi di prendere il controllo delle risorse del paese.
Il direttore sanitario di Panzi era, anche lui, divenuto sempre più preciso nella sua denuncia della strategia del terrore, che spiega come lo stupro sia utilizzato come arma di guerra per demoralizzare, umiliare ed infine sottomettere una popolazione.
Denis Mukwege, ginecologo formato a Angers in Francia, stimava che non fosse sufficiente portare instancabilmente soccorso alle donne distrutte dalle violenze sessuali, guarire le loro fistole e trattare le loro atroci ferite: aveva deciso di utilizzare la sua notorietà, i numerosi premi internazionali (premio Olof Palme, premio della Fondazione Re Baldovino, premio Jean Rey e molti altri) che avevano coronato la sua azione per prendere a testimone la comunità internazionale. Ancora quest’anno, il dottor Mukwege s’era rivolto all’Assemblea Generale dell’ONU, aveva viaggiato nei paesi scandinavi dove il suo nome era stato citato per il premio Nobel, era stato ricevuto nel 2011 dal re Alberto II che, con un intervento del tutto inusuale, s’era rivolto personalmente al segretario generale dell’ONU per chiedergli di prendere in considerazione la testimonianza del chirurgo di Panzi.
Il solo a non aver mai ricevuto in udienza particolare uno dei più conosciuti congolesi è il presidente Kabila che, a più riprese, ha pertanto visitato l’ospedale di Panzi e fatto delle donazioni private a talune sezioni, tra cui la maternità, rifiutandosi però di entrare nelle stanze riservate alle donne vittime di violenza sessuale. Il dottor Mukwege non disturba solamente i vicini del Congo ed in particolare il Ruanda, considerato come la matrice della violenza che ha travolto la regione dal 1994. Disturba anche il potere di Kinshasa, che dagli accordi di pace conclusi con Kigali nel 2009 avrebbe voluto far credere che la regione andava ritrovando la pace e mostrava un ottimismo che le popolazioni locali non condividevano molto.
La guerra condotta oggi nel Nord Kivu dagli ammutinati dell’M23, sostenuti dal Ruanda, e i tentativi di destabilizzazione del Sud Kivu confermano tragicamente gli avvertimenti del dottor Mukwege che è quasi rimasto vittima del fatto d’aver avuto ragione perché ripeteva il grido di disperazione delle vittime e non i dettami della ragione di stato.

Colette Braeckman


Le Dr Denis Mukwege échappe à la mort

Via lesoir.be

« Vivre, c’est relatif… Vaut-il la peine de vivre jusque 80 ans en voyant ce que je vois chaque jour… » Lundi dernier à Bruxelles, le Dr Denis Mukwege, médecin-chef de l’hôpital de Panzi à Bukavu, concluait par cette phrase désabusée une soirée-débat où, une fois de plus, il avait témoigné du sort des femmes du Kivu victimes de violences sexuelles et s’était interrogé sur l’impuissance de la communauté internationale.
Deux jours plus tard, soit jeudi soir, alors qu’il venait de rentrer à Bukavu, quatre hommes en civil, lourdement armés, le guettaient dans sa maison du quartier de Muhumba, commune d’Ibanda. Peu avant 18 heures, il avaient forcé la porte, menacé les deux filles du médecin et leur ami, les obligeant à se coucher sur le sol en attendant le retour de leur père. Trente minutes plus tard, alors que la voiture approchait, les deux hommes se mirent en position de tir et se dirigèrent vers la porte de la maison. C’est alors que la sentinelle se précipita vers le véhicule, hurlant au docteur qu’il était menacé. Le malheureux gardien fut abattu sur le champ. Quittant la maison, les tueurs s’approchèrent alors du Dr Mukwege, l’arrachèrent de sa voiture en prenant les clés du véhicule. Le médecin se jeta au sol, tentant d’échapper aux tirs. C’est de justesse qu’il eut la vie sauve. En effet, les cris de la sentinelle, le bruit du coup de feu avaient alerté le quartier et les voisins se précipitèrent sur les lieux. Les deux assaillants prirent alors la fuite dans le 4X4 de leur victime et l’ abandonnèrent peu après pour un autre véhicule après y avoir mis le feu.
Sous le choc, le Docteur Mukwege appela alors ses amis et collègues de Bruxelles, qu’il avait quitté la veille, en particulier Louis Michel. Ce dernier poussa la Monusco à dépêcher vers Ibanda des équipes de protection tandis que le gouverneur du Sud Kivu, Marcellin Cishambo, s’activait de son côté. Dans les heures qui suivirent, les Casques bleus, qui n’avaient jamais accordé de protection particulière à un homme particulièrement menacé, s’affairèrent à prendre des photos des lieux du crime et à préparer des rapports.
Ce soir là, la sentinelle du Dr Mukwege ne fut pas la seule victime : des sources locales nous ont rapporté un autre assassinat dans le quartier populaire de Kadutu tandis que plus au sud, la ville d’Uvira, voisine du Burundi, était déclarée ville morte à cause de l’insécurité.
Si l’on ignore l’identité des tueurs en civil, équipés d’armes de guerre, la population du Sud Kivu redoute d’être victime à son tour d’une stratégie de la tension, à l’instar de Goma, la capitale du Nord Kivu, endeuillée par une vague d’assassinats jusqu’à ce que les autorités se décident à fermer la frontière avec le Rwanda.
Les circonstances de l’agression, manquée de justesse, contre le Dr Mukwege rappellent la manière dont d’autres personnalités de premier plan furent assassinées à Bukavu, dont l’évêque Mgr Munzihirwa, qui avait dénoncé, lors de la première guerre du Congo, les menées d’intérêts étrangers désireux de prendre le contrôle des ressources du pays.
Le médecin-chef de l’hôpital de Panzi était, lui aussi, devenu de plus en plus précis dans sa dénonciation de la stratégie de la terreur, expliquant comment le viol est utilisé comme arme de guerre, pour démoraliser, humilier et finalement soumettre une population.
C’est que Denis Mukwege, gynécologue formé à Angers en France, estimait qu’il ne suffisait pas, inlassablement, de porter secours aux femmes détruites par les violences sexuelles, de les guérir de la fistule et de traiter leurs atroces blessures : il avait décidé d’utiliser sa notoriété, les nombreux prix internationaux ( Prix Olof Palme, prix de la Fondation Roi Baudouin, prix Jean Rey et bien d’autres) qui avaient couronné son action, pour prendre à témoin l’opinion internationale. Cette année encore, le Docteur Mukwege s’était adressé à l’Assemblée générale de l’ONU, il avait voyagé dans les pays scandinaves où son nom avait été cité pour le Prix Nobel, il avait été reçu en 2011 par le roi Albert II qui, dans une démarche tout à fait inhabituelle, s’était adressé personnellement au secrétaire général de l’ONU pour lui demander de prendre en compte le témoignage du médecin-chef de Panzi.
Le seul à n’avoir jamais reçu en audience particulière l’un des plus connus des Congolais est le président Kabila, qui, à plusieurs reprises, a cependant visité l’hôpital de Panzi et fait des dons privés à certaines de ses sections, dont la maternité, tout en refusant de se rendre dans les salles réservées aux femmes victimes de violences sexuelles. C’est que le Docteur Mukwege ne dérange pas seulement les voisins du Congo et en particulier le Rwanda, considéré comme la matrice de la violence qui déferle sur la région depuis 1994. Il dérange aussi le pouvoir de Kinshasa, qui, depuis les accords de paix conclus avec Kigali en 2009, aurait voulu faire croire que la région allait retrouver la paix et faisait preuve d’un optimisme que les populations locales ne partageaient guère.
La guerre menée aujourd’hui au Nord Kivu par les mutins du M23, soutenus par le Rwanda, les tentatives de déstabilisation du Sud Kivu, confirment, tragiquement, les mises en garde du Docteur Mukwege qui a failli être victime du fait d’avoir eu raison car il répercutait, lui, le cri de désespoir des victimes et non les impératifs de la raison d’Etat.

Colette Braeckman

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