Siamo qui perché il popolo congolese non si rassegna a morire, come farebbe comodo a tanti. Non si rassegna a subire, come tanti vorrebbero. Non si rassegna a tacere, come tanti cercano di imporgli.
Tacere di che? Sopportare che cosa? Morire perché? Secondo i calcoli di International Rescue Committee, dal 1998 ad oggi sono otto milioni e quattrocentomila le persone che sono morte per la guerra nella Repubblica Democratica del Congo, particolarmente nella sua parte orientale.
Morte di uccisioni, morte di stenti nelle foreste o campi di rifugio, morte di mancanza di cure, morte di AIDS perché infettate da eserciti aggressori, morte anche prima di nascere per gli aborti causati dallo scoppio improvviso delle bombe. Migliaia di bambini sono orfani, cresciuti nel terrore, talora arruolati a forza, privati di scuola. Continua a leggere
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Il coraggio delle mamme congolesi
Le nostre mamme sono audaci. Sono loro che portano avanti la vita del paese, insieme all’economia domestica. In Congo non ci sono stipendi. Il paese continua a sprofondare nella guerra. In questa situazione caotica sono le mamme che mandano avanti il paese con i loro lavori durissimi. Se qualcuno nega il coraggio delle mamme congolesi o è cieco o è in malafede. Continua a leggere
Discorso alle Nazioni Unite del dr. Denis Mukwege
Eccellenze, signori Ambasciatori,
mi sarebbe piaciuto cominciare il mio discorso con la solita formula: “Ho l’onore e il privilegio di prendere la parola davanti a voi”.
Ahimè! Le donne vittime di violenza sessuale all’est della Repubblica Democratica del Congo sono nel disonore. Ho costantemente sotto i miei occhi lo sguardo delle anziane, delle ragazze, delle madri e persino delle bambine disonorate. Continua a leggere
La missione di un uomo: fermare gli stupri in Congo
Da CRS
Honoré Bisimwa may have the most difficult job in Congo.
He travels to the most dangerous, war-racked corners of eastern Congo and meets with both government soldiers and those who oppose them. He often does this just before they go to the battlefield, when they are full of brio and adrenaline, at their most hyped-up state.
Then he tells them why they shouldn’t rape.
“If someone did this to your wife, what would be your first reaction?” he asks them. “It touches their heart. It affects their conscience and their feelings.”
La storia di Imani e la tragedia del popolo congolese
Dopo 42 anni vissuti in Congo credevo di essere più o meno “vaccinato” di fronte alle sofferenze umane e ai drammi che hanno colpito queste popolazioni del Kivu, all’estremo Est del paese sulla frontiera del Rwanda, Uganda e Burundi…
No, è impossibile abituarsi alle tragedie che da anni colpiscono questa regione martoriata del Congo dove continuano ad essere perpetrati i crimini più atroci che superano i limiti della crudeltà umana.
Il caso di Imani, un ragazzino di 12 anni arrivato alcuni giorni fa nel nostro centro di assistenza “Tupendane”, sostenuto economicamente da Fonte di Speranza, ha di colpo riacutizzato quel sentimento di indignazione, rivolta e di dolorosa impotenza che da anni cova nel mio animo, e certamente, anche nell’animo di tutti i missionari che lavorano come me qui in Congo. Continua a leggere