Sud Kivu: arcivescovo di Bukavu lancia allarme insicurezza

Il “macabro massacro di Kanyola”, nel territorio di Walungu, in Sud Kivu, avvenuto nella notte tra il 26 e il 27 maggio con un bilancio di almeno altri 29 civili uccisi all’arma bianca, è tra gli elementi “che, riuniti, fanno pensare a una nuova guerra in Sud Kivu”: lo afferma monsignor François-Xavier Maroy Rusengo, arcivescovo di Bukavu, in una lettera all’ambasciatore francese Bernard Prevost di passaggio nel capoluogo del Sud Kivu. “Esiste un movimento di infiltrazione massiccia e sistematica proveniente dal Ruanda dai punti frontalieri del fiume Ruzizi, da Uvira, Nyangezi, Kaza-Roho a Cahi Bukavu” prosegue l’arcivescovo nella sua missiva, di cui la MISNA ha avuto copia. “Il dispiegamento militare riproduce lo stesso schema di quello prevalso prima dello scoppio della guerra da parte della RCD–Coalizione democratica congolese (ex-ribellione sostenuta da Kigali, ndr) nel 1998” aggiunge monsignor Maroy Rusengo, rilevando che tutti i comandanti militari della zona sono usciti dalle file dell’ex-movimento antigovernativo. Il massacro di Kanyola, aggiunge il presule, è avvenuto “praticamente alla presenza del maggiore dell’esercito regolare” e ricorda quelli di Kasika (agosto 1998) e Makobola (fine dicembre 1998), due dei più drammatici episodi di atrocità perpetrati nell’est del paese durante la guerra del 1998–2003. Come nei conflitti precedenti, insiste l’arcivescovo, “abbiamo inviato militari al fronte senza logistica né rinforzi sufficienti”, come se si volesse “consegnarli al nemico”. Monsignor Maroy Rusengo condanna anche “il silenzio delle istituzioni della Repubblica” giudicando insufficiente la “tavola rotonda inter-comunitaria” proposta dal governo per affrontare la questione dell’insicurezza nella regione. “Sotto altri cieli, per un sequestro di ostaggi, anche di una sola persona, l’apparato statale del paese d’appartenenza si mobilita”. Ricordando che le province orientali hanno votato in modo massiccio per Joseph Kabila, confermato presidente alle elezioni del novembre scorso, l’arcivescovo chiede al capo dello Stato di agire “prima che sia troppo tardi” e alla MONUC, la missione ONU in ex-Zaire, di “non sottrarsi al suo compito” e di “impegnarsi per la protezione della popolazione civile”. “Che la comunità internazionale non dica che non ne era a conoscenza. Noi la prenderemo a testimone” conclude monsignor Maroy Rusengo. Questa mattina all’apertura dei lavori della sessione parlamentare per la presentazione del bilancio statale 2007 al Palazzo del popolo di Kinshasa il primo ministro Antoine Gizenga ha chiesto ai deputati un minuto di silenzio per le vittime di Kanyola. Da diversi giorni i parlamentari del Nord e Sud Kivu hanno sospeso le loro attività in segno di protesta contro le gravi condizioni umanitarie in cui versa la popolazione civile delle due regioni orientali.

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