L’oro del Kivu fa correre

In questo documento una persona della provincia del Sud Kivu, Néhémie Bahizire, in Repubblica Democratica del Congo, senza essere uno specialista in materia, dà il risultato delle sue inchieste e ricerche sulla presenza, nella sua provincia, della società canadese Banro, in vista della prospezione e dello sfruttamento dell’oro, ed esprime le preoccupazioni che questa presenza suscita.

1. Percorso storico di Banro Corporation nel Sud Kivu

Un percorso ad ostacoli

Era dal settembre 1995 che African Mineral Resources Inc., una filiale della holding canadese Banro, quotata in borsa a Toronto e a New York, si interessava dell’oro del Kivu. Essa mandò il consulente canadese CME per stimare le potenzialità minerarie del Kivu. Cominciarono così i negoziati con la Società Mineraria e Industriale del Kivu, SOMINKI, ma il consiglio di amministrazione della SOMINKI, con sede a Bruxelles, rifiutò questo mercato con Banro Corporation.

La SOMINKI fu messa in liquidazione secondo i suoi statuti il 21 giugno 1996 e fu sostituita da una nuova società chiamata Società Aurifera del Kivu e del Maniema (SAKIMA). In quel momento, il Presidente Mobutu già vacillava e fu cacciato dalla ribellione dell’Alleanza delle Forze Democratiche di Liberazione (AFDL) di Laurent Désiré Kabila.

Banro continuò i suoi tentativi con SAKIMA, ma senza successo. Laurent Désiré Kabila prese il potere in Repubblica Democratica del Congo (R.D. Congo) nel maggio 1997. Fine luglio 1998, creò la Società Mineraria del Congo (SOMICO), soppresse la SAKIMA e confidò la nuova società a Philémon Nyaluhwinja. Quest’ultimo fu assassinato e fu carbonizzato nella sua auto presso Lione, in Francia, nel 2000.

Davanti ai tribunali

Esplose un conflitto tra la SAKIMA e la SOMICO. Banro Corporation, da parte sua, tentò un’azione giudiziaria contro la R.D. Congo, sostenendo che i suoi azionisti avevano acquistato gran parte degli interessi congolesi della SAKIMA e che il governo del presidente Laurent Désiré Kabila, pur rimanendo con solo il 28% di SAKIMA, aveva espropriato, nel 1998, tutte le proprietà minerarie di Banro.

In quel periodo, in R.D. Congo, quattro impiegati e consiglieri di Banro erano stati incarcerati per tradimento. La giurisdizione canadese davanti a cui fu portato il caso si dichiarò incompetente.

Banro Corporatione tentò allora una nuova azione a Washington, negli U.S.A., presso una giurisdizione internazionale che, nel 1998, condannò la R.D. Congo al pagamento di una somma di un miliardo di dollari americani a Banro.

Nel 1998, Laurent Désiré Kabila, allora presidente della R.D. Congo, a causa dei suoi contatti con la Cina e la Libia, era già mal visto da certe potenze occidentali e specialmente dagli U.S.A.

Seconda guerra e accordi di pace

Quello stesso anno 1998, iniziò l’aggressione della R.D. Congo da parte dei Paesi limitrofi (Ruanda, Burundi e Uganda) sotto copertura del movimento ribelle del Raggruppamento Congolese per la Democrazia (RCD). Laurent Désiré Kabila fu assassinato nel 2001 e fu sostituito da suo figlio Joseph Kabila. Banro Corporation si rivolse allora al RCD che accettò di accordargli la SOMICO, con la condizione del pagamento di un canone di 300.000 $US al mese.

Nel 2003, a Sun City, in Sud Africa, il governo congolese, i movimenti ribelli, l’opposizione politica e la società civile firmarono un accordo inclusivo. Sotto pressione, Joseph Kabila dovette cedere a Banro tutti gli attivi auriferi della SOMICO con esenzione da ogni tassa e imposta .

2. Banro Corporation nel Sud Kivu

Varie società, un solo proprietario

Banro Corporation è l’attuale proprietaria delle concessioni minerarie aurifere dell’ex SOMINKI. Poiché il codice minerario congolese non autorizza l’acquisizione di una concessione mineraria di oltre 100 ettari per impresa mineraria, Banro Corporation ha evitato le limitazioni di questa legislazione creando varie società a responsabilità limitata (SARL), tutte specializzate nello sfruttamento dell’oro.

In tal modo, nel Sud-Kivu sono presenti per conto di Banro Corporation:

  • Twangiza mining SARL, con permesso di sfruttamento;
  • Kamituga mining SARL, con permesso di sfruttamento;
  • Lugushwa mining SARL, con permesso di sfruttamento;
  • Namoya mining SARL, con permesso di sfruttamento;
  • Banro Congo mining SARL, con 14 permessi di ricerca su tutta la superficie della provincia del Sud-Kivu.

Le seguenti concessioni: Twangiza mining SARL, Kamituga mining SARL, Lugushwa mining SARL, Namoya mining SARL e presto Burhinyi, si trovano nel territorio di Mwenga. Kaziba e le quattro (4) concessioni di Ngweshe si trovano nel territorio di Walungu.

In principio, Banro Corporation non ha nessuna storia di produzione: fa solamente la prospezione e vende le concessioni ad un’altra società di sfruttamento. Tuttavia il permesso di ricerca può trasformarsi in permesso di sfruttamento. Per mancanza di acquirenti a causa della crisi internazionale, Banro Corporation conta di installare una fabbrica di trattamento dell’oro a Twangiza.

Sono già arrivati 20 trattori e benne per il lavoro delle strade. Tra luglio e agosto 2010, arriveranno 180 container contenenti i macchinari per il trattamento delle rocce. Alcune impiegati di Banro affermano che l’impresa si impianterà presto a Burhinyi, Kaziba e in quattro concessioni minerarie di Ngweshe. Banro crede che Twangiza avrà una speranza di vita di 28 anni. Tuttavia, per risparmiare denaro, la compagnia comincerà a 12 anni l’apertura di una fase – a cielo aperto – per l’estrazione moderna dell’oro su questo sito.

Le conseguenze sulle popolazioni del territorio

Il territorio di Mwenga è abitato da due tribù: i balega e i bashi. I bashi abitano la zona di Luhwinja e Burhinyi, in territorio di Mwenga e quella di Kaziba e Ngweshe, in territorio di Walungu. La densità è di circa 80 abitanti per km2. La popolazione vive dell’agricoltura di sussistenza e dell’allevamento di bovini e caprini. Il territorio è montagnoso.

Per lo sfruttamento dell’oro, Banro espropria le terre, unica fonte di vita per gli abitanti del posto e/o trasferisce (delocalizza) la popolazione altrove. È ciò che ha già cominciato a fare a Twangiza, nella zona di Luhwinja in territorio di Mwenga. 850 famiglie sono già state costrette ad abbandonare le loro proprietà terriere.

Come le famiglie dei bashi sono composte in media da sei persone, sarebbero dunque oltre 5100 le persone cacciate. 450 sono i minatori artigianali che vivono di questa attività e che perderanno la loro fonte di reddito. La maggior parte di essi sono degli ex miliziani, soldati smobilitati e altri giovani che avevano fatto del fucile un mezzo per guadagnarsi da vivere.

Come risarcimento dei danni procurati alle popolazioni espropriate, Banro si propone di offrire, ad ogni famiglia cacciata dalla sua terra e in un’altra zona, una casetta in mattoni di 20m2 e un piccolo orticello. Oltre a queste casette, la popolazione si aspetta una certa somma in denaro, ciò che non è ancora chiaro.

Tra i 580 milioni di dollari che Banro prevedeva di investire nel Sud Kivu, 200 milioni dovevano servire per costruire una centrale idroelettrica sul fiume Ulindi, ma sembra che Banro abbia rinunciato a tale progetto che giudica troppo caro e abbia deciso di impiantare delle centrali termiche meno care e più facili da smontare e spostare.

Come procede Banro

Banro Corporation negozia i contratti con le autorità a Kinshasa, la capitale della R.D. Congo, situata a 1850km di distanza, in linea d’aria, dal Sud Kivu. A questo stadio, le autorità provinciali e la popolazione non sono consultate. Una volta che Banro ha ottenuto le autorizzazioni dalle autorità di Kinshasa, viene nel Kivu e presenta i documenti del contratto al governatore della provincia, a cui non resta che ubbidire. Poi si porta un piccolo regalo al capo tradizionale e la pratica è conclusa. Alla popolazione non resta che subirne le conseguenze.

La Fondazione Banro

La legge congolese sull’attività mineraria esige dalle imprese minerarie la creazione di azioni socio-economiche a favore delle comunità del territorio in cui svolgono la loro attività. È così che l’impresa Banro Corporation ha creato la Fondazione Banro, che dichiara di aver previsto di spendere annualmente 900.000 dollari per progetti comunitari. La fondazione sceglierà una associazione locale che beneficerà di un finanziamento per occuparsi dei problemi delle comunità.

Alcuni osservatori si chiedono se questa tattica non sia un tentativo per evitare responsabilità da parte di Banro Corporation. Da chi e come saranno determinate le necessità e le priorità socio-economiche delle comunità, se le autorità politico-amministrative e tradizionali sono già sottomesse ai dettami di Banro Corporation e la popolazione non è consultata?

A Lugushwa, Banro Corporation ha appena costruito un piccolo centro sanitario da 30 letti inaugurato con pompa e pubblicità in molti giornali e siti internet.

Puzza di conquistador

I metodi brutali utilizzati fin dal processo di Banro contro la R.D. Congo e che si continua ad utilizzare ancora oggi per proteggere gli interessi di Banro Corporation suscitano preoccupazioni e perplessità, e porta a farsi delle domande.

Per esempio, due persone sono state arrestate e altre due sono ricercate a Luchiga/Luhwinja dagli agenti dell’ordine (militari) inviati il 25 febbraio 2010, perché delle persone hanno organizzato una manifestazione per chiedere il risarcimento dei loro campi che Banro Corporation sta distruggendo, per costruire le strada che porta alle sue installazioni.

La miniera di Kaji/Nabirangahya, a Kaniola, zona di Ngweshe, in territorio di Walungu, è stata dichiarata chiusa ai minatori artigianali dal “servizio statale di assistenza e di inquadramento dello Small Mining”, SAESSCAM in sigla.

SAESSCAM dà come ragioni di questa chiusura: la mancanza di permessi di attività in tale miniera da parte dei minatori artigianali; la mancanza del rispetto delle norme; i conflitti fondiari che esistono a riguardo di tale miniera.

3. Interrogativi e proposte

Preoccupazioni delle popolazioni del Sud Kivu

Lo sfruttamento dell’oro del Sud Kivu non rischia di avere delle conseguenze nefaste sulle popolazioni di questa provincia? Abitanti e osservatori si pongono interrogativi e si dicono preoccupati.

  • Viste le misure prese da Banro a Twangiza, anche le altre popolazioni interessate cominciano a temere per il loro futuro, perché non sanno a che punto arriverà l’espansione di questa impresa. Private del loro unico mezzo di sussistenza, la terra, queste popolazioni non sapranno come vivere.
  • Temono di essere costrette a vivere in concentrazioni che rischieranno, a lungo andare, di diventare dei veri campi di concentramento, in cui dilagheranno la miseria e sorgeranno inevitabilmente dei conflitti che potrebbero distruggere il tessuto sociale di coabitazione e di socievolezza che ha, finora, caratterizzato il popolo del Kivu.
  • Alle popolazioni non è riconosciuto nessuno diritto di priorità nel comprare un terreno in cui abbiano scoperto un’eventuale presenza d’oro, anzi vengono anticipate dalla stessa Banro o da essa cacciate.
  • L’espulsione dei minatori artigianali dalle miniere e senza alcuna precauzione di reinserimento socioeconomico, aumenterà l’insicurezza e la criminalità, perché questi giovani costituiranno un serbatoio di reclutamento per i gruppi armati ancora attivi.
  • La popolazione di Twangiza teme che, con l’esaurimento dei giacimenti d’oro, Banro trasferisca le sue installazioni altrove, trovandosi allora senza posti di lavoro.
  • Si teme anche il rischio di provocare la distruzione del medio ambiente (montagne, valli, fiumi, fauna e flora) nella sua biodiversità.
  • La gestione delle miniere e dei vari permessi di attività minerari è ancora di tipo coloniale.

Proposte

  • Si rivela dunque urgente che il governo congolese dia priorità al diritto della popolazione a vivere dignitosamente, usufruendo delle sue terre senza alcuna restrizione. Nessuna sentenza giudiziaria può giustificare nuove sofferenze inflitte alle popolazioni che hanno già sofferto troppo. Nessuna sentenza può giustificare l’ipoteca messa sull’avvenire di tutta una provincia. Più in generale, è necessario che il governo riveda la normativa sulle superfici minerarie e i permessi di attività mineraria, ancora di tipo coloniale.
  • Che le autorità locali siano portavoce dei diritti delle loro popolazioni, perché per questo sono state costituite.
  • Le popolazioni non sono più disposte a subire tutto, perché sono sempre più coscienti dei loro diritti. Anche la società civile internazionale ha gli occhi aperti. Un franco dialogo con le popolazioni andrebbe a vantaggio anche della società Banro stessa.

Bukavu, 10 maggio 2010.

Néhémie Bahizire

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