Donne nella Repubblica Democratica del Congo

Donne come tutte, con la voglia d’esser belle e un sogno d’amore in cuore.
Donne per la vita, che portano sulla schiena, fiere, i loro figli.
Donne che non mangiano per dar loro da mangiare.
Donne che si vestono a brandelli pur di mandarli a scuola.
Donne che occupate della vita credevano che la guerra fosse un affare d’uomini.
Donne trafitte dal kalashnikov mentre ancora si domandavano perché.
Donne violentate come un giardino calpestato.
Donne impietrite d’essere violentate davanti al marito, ai figli, ai suoceri.
Donne il cui sguardo non si leva più da terra.
Donne il cui grembo è diventato campo di guerra, devastato come le capanne in fiamme. Continua a leggere

Il popolo congolese non si rassegna

Siamo qui perché il popolo congolese non si rassegna a morire, come farebbe comodo a tanti. Non si rassegna a subire, come tanti vorrebbero. Non si rassegna a tacere, come tanti cercano di imporgli.
Tacere di che? Sopportare che cosa? Morire perché? Secondo i calcoli di International Rescue Committee, dal 1998 ad oggi sono otto milioni e quattrocentomila le persone che sono morte per la guerra nella Repubblica Democratica del Congo, particolarmente nella sua parte orientale.
Morte di uccisioni, morte di stenti nelle foreste o campi di rifugio, morte di mancanza di cure, morte di AIDS perché infettate da eserciti aggressori, morte anche prima di nascere per gli aborti causati dallo scoppio improvviso delle bombe. Migliaia di bambini sono orfani, cresciuti nel terrore, talora arruolati a forza, privati di scuola. Continua a leggere

Kivu: la guerra per le risorse e un gesuita d’oro

Da Popoli

Nella regione orientale della Repubblica Democratica del Congo, Didier de Failly, gesuita belga da oltre 25 anni a Bukavu, combatte contro il contrabbando dei minerali preziosi, causa principale del conflitto tra esercito di Kinshasa e ribelli sostenuti dal Ruanda. Un’attività che lo ha portato a confrontarsi con i massimi esperti a livello internazionale, ma che lo ha esposto anche a minacce.

È stato tra i primi a studiare in profondità il fenomeno, tanto da pubblicare un’analisi già nel 2001: padre Didier de Failly, gesuita belga da oltre 25 anni a Bukavu, capoluogo del Sud Kivu, ha consacrato gli ultimi lustri ad approfondire le dinamiche dello sfruttamento minerario nella regione e a individuare mezzi efficaci per contrastarne il commercio illegale, tra le principali cause della guerra. È il direttore del Bureau d’Etudes Scientifiques et Tecniques (Best) e della Maison des mines du Kivu. Collabora con vari network internazionali, come la Public-Private Alliance for Responsible Minerals Trade e la Extractive Industries Transparency Initiative. La sua voce è ascoltata ovunque e i suoi contributi scritti sono pietre miliari nel percorso che sta portando alla certificazione dei minerali provenienti da zone di conflitto. Continua a leggere

Persone speciali

Forse qualcuno avrà notato la comparsa della nuova categoria Persone. Qui ho raccolto scritti di o su alcune persone speciali che ho avuto il privilegio di conoscere a Bukavu: Mathilde, che mi ha invitato; Maria, che mi ha accolto in casa sua; Honoré, con cui ho condiviso l’ufficio; il dr. Mukwege, che ho incontrato tre o quattro volte.
All’appello mancano ancora molti altri (ad esempio Natalina, che da italiana mi ha aiutato ad ambientarmi al mio arrivo), ma rimedierò quanto prima.

Mi impressiona particolarmente l’intervento di Mathilde al Congresso degli Stati Uniti: a distanza di 8 anni la situazione in Kivu non è cambiata e il discorso potrebbe essere ripetuto senza cambiare una virgola.