Cominciano i discussi Mondiali di ciclismo in Africa

Da Il Post

Sono i primi nel continente, ed è un bene: il problema è che li organizza il Ruanda, un paese autoritario e repressivo

Una tappa del Tour du Rwanda del 2017 (Julien Goldstein/Getty Images)
Una tappa del Tour du Rwanda del 2017 (Julien Goldstein/Getty Images)

Il 21 settembre iniziano a Kigali, in Ruanda, i Mondiali di ciclismo su strada, che dureranno per una settimana. È un evento storico, perché per la prima volta questa competizione sarà in un paese dell’Africa, l’unico continente in cui finora non si era mai tenuta.

Dei Mondiali di quest’anno si discute soprattutto per ragioni politiche: il Ruanda è un paese governato da un regime autoritario e repressivo, presieduto dal 2000 da Paul Kagame, ed è accusato di sostenere il gruppo paramilitare dell’M23. Da tempo l’M23 combatte nell’est della vicina Repubblica Democratica del Congo contro l’esercito congolese, in una guerra che si è aggravata a partire dallo scorso gennaio e ha causato un’enorme crisi umanitaria.

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Il contestato sponsor delle ultime due semifinaliste della Champions League

Da Il Post

Paris Saint-Germain e Arsenal, che giocano stasera, hanno entrambe sulla maglia la scritta “Visit Rwanda”, e c’è più di un problema

Un momento della partita di andata tra Paris Saint-Germain e Arsenal, 29 aprile 2025 (Marc Atkins/Getty Images)
Un momento della partita di andata tra Paris Saint-Germain e Arsenal, 29 aprile 2025 (Marc Atkins/Getty Images)

Questa sera, mercoledì 7 maggio, si gioca la semifinale di ritorno di Champions League tra Paris Saint-Germain e Arsenal, due squadre che hanno sulle maglie lo stesso sponsor, uno dei più contestati del calcio internazionale: Visit Rwanda. È lo slogan della campagna del ministero del Turismo del Ruanda (scritto all’italiana), un paese che da molti anni è governato in maniera autoritaria dal presidente Paul Kagame e che da tempo è accusato di fare ampio uso della pratica nota come sportswashing: cioè di utilizzare lo sport per migliorare la propria reputazione internazionale, condizionata dalle accuse di violazioni sistematiche di diritti umani e repressione del dissenso.

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Cara Unione Europea

Financial Times dell'11 maggio 2016Cara Unione Europea,

questo è un momento decisivo per mettere fine ai minerali dei conflitti.

Ad oggi i cittadini europei non possono essere sicuri che gli smartphone, le auto o gli altri prodotti hi-tech acquistati non siano stati fabbricati usando minerali associabili a violazioni dei diritti umani. Per affrontare questa questione, nel 2014 è stata proposta una legge europea sui minerali dei conflitti, ed attualmente siamo alle negoziazioni finali. In questo cruciale momento, gli stati europei devono dimostrare ai loro cittadini di sostenere una regolamentazione obbligatoria su tutta la filiera produttiva dei minerali dei conflitti. Il requisito vincolante è fondamentale per una legge che possa fare la differenza per le persone che vivono nelle aree di conflitto e per dare garanzie ai cittadini europei! Continua a leggere

Il dr. Denis Mukwege sfugge alla morte

Francais

Da lesoir.be

“Vivere è relativo… Vale la pena vivere fino ad 80 anni vedendo ciò che vedo ogni giorno?”. Lunedì scorso a Bruxelles il dr. Denis Mukwege, direttore sanitario dell’ospedale di Panzi a Bukavu, concludeva con questa frase disillusa una serata-dibattito dove, una volta di più, aveva testimoniato della sorte delle donne del Kivu vittime di violenza sessuale e s’era interrogato sull’impotenza della comunità internazionale. Continua a leggere